Tagliacozzo. Una tematica di assoluta rilevanza mediatica e stringente attualità come quella riguardante lo scenario politico venezuelano, che vive nella contrapposizione Maduro-Guaidò lo specchio di una dilaniante crisi che getta il paese sull’orlo della guerra civile, è stata sviscerata in un vivo dibattito in occasione della seconda giornata del Festival della comunicazione “Controsenso” che ha visto protagonisti Barbara Schiavulli (giornalista di guerra) e Otto Campos Quintero (ex diplomatico FAO ed ex sottosegretario del Venezuela).
“Il Venezuela è un paese dotato delle riserve petrolifere più grandi del mondo, oro, metalli e diamanti, un clima spettacolare, una capitale meravigliosa. Nonostante questo è arrivato l’orlo del baratro, divampa la violenza, imperversa la povertà e la disperazione. Tutto è partito da Chavez, vittorioso alle politiche ma senza una maggioranza parlamentare: di qui la sua idea di riformare la costituzione attraverso un processo elettorale costituente volto a generare un sistema mono camerale che ha governato in maniera dispotica, con l’obiettivo di proporsi come leader dell’intero subcontinente attraverso laute donazioni e supporto lobbistico in favore dei suoi alleati in giro per il Sud America”, racconta Campos Quintero. “Narrava di sé come dell’amico del popolo, dell’antidoto alla corruzione ma questa menzogna, sapientemente veicolata dal suo establishment, è stata la causa del disastro”.
“Fino a soltanto due anni fa di Venezuela non parlava nessuno e, francamente, non ne capivo il motivo – esordisce Barbara Schiavulli – c’erano stati mesi di manifestazioni, 160 morti, scaffali delle farmacie e negozi con scaffali vuoti: era una zona di guerra ma nessuno vi aveva accesso, dai giornalisti alle organizzazioni internazionali. Non riesco ancora a darmi una risposta sul come sia stata sottostimata una situazione anti democratica secondo me palese. Oggi se ne parla ma se ne parla male: ci si focalizza sulla lotta al vertice ma troppo poco sulle sofferenze del popolo. Personalmente, non avevo minimamente l’intenzione di raccontare la “storia ufficiale”, non volevo essere embedded, vedere quello che volevano farmi vedere. Una volta passata la dogana non senza molte peripezie, divento un fantasma, non vado in hotel, non mi registro da nessuna parte, adotto un totale basso profilo. Ho girato tutte le zone, da quelle povere a quelle ricche o, meglio, ex-ricche visto che non esiste più un ceto borghese, è stato azzerato dalla crisi. Non c’era nulla: medicine, alimentari, acqua corrente, scenario distopico. I bambini nascevano in culle improvvisate di cartone e venivano lasciati lì a morire, senza vaccini, antibiotici. In Occidente non si aveva minimamente la fotografia della situazione, c’era una sorta di giustificazionismo su Maduro. Ecco, sentivo il dovere di ristabilire la verità dei fatti al meglio delle mie capacità”.
“Che sia Maduro o Guaidò – conclude la Schiavone – a me non interessa. Ciò che conta è che tutto passi per un processo democratico, la gente ha il sacrosanto diritto di scegliere”. In chiusura, la chiosa di Quintero: “Maduro è il pericolo più grande che il Venezuela abbia mai corso, la sua minaccia autoritaria va arrestata. Con la sua struttura politico-militare il processo democratico è impossibile. L’indifferenza dell’Italia è una forma di complicità del genocidio di Maduro”.