Tagliacozzo. Per la seconda giornata del Festival della Comunicazione “Controsenso”, è stato tenuto al Palazzo Ducale di Tagliacozzo il seminario “L’influenza dell’informazione sul culto e sulla fede”. A discuterne un panel composto da Padre Carmine Cucinelli (storico), Saverio Gaeta (giornalista di famiglia Cristiana), Lucia Arbace (direttrice del Polo museale d’Abruzzo) e Francesco Proia (scrittore), in qualità di moderatore del convegno.
Il focus è stato impostato sul culto del Volto Santo, “l’unica reliquia che ci mostra la resurrezione di Gesù” come esordisce Saverio Gaeta che, in materia di culto e fede, vanta oltre 60 pubblicazioni. “La Sindone è la dimostrazione del fatto che Gesù sia effettivamente morto mentre – prosegue Gaeta – nel Volto Santo ci sarebbe la prova della resurrezione, stante l’usanza ebraica del tempo di porre un velo sul volto del defunto per procastinarne la decomposizione, velo sul quale si è impresso il volto di Gesù stesso”. “La fede è un quid pluris, ma c’è sempre un folto substrato oggettivo e dimostrabile della consistenza di queste reliquie. La discussione deve essere sempre aperta ma gli argomenti, anche quelli a contrario, devono essere messi sul tavolo senza preconcetti. La fede è ragionevolezza, la mia sfida è stata e continua ad essere quanto nella fede possano trovare piena cittadinanza questioni storiche e scientifiche”.
“Vi sono varie immagini di Cristo in giro per il mondo e questo significa che si è sempre ambito ad avere un’icona di Cristo, circostanza inevitabile nel corso dei secoli durante i quali molti artisti si sono cimentati nel replicare questo esempio unico”, aggiunge la Dott.ssa Arbace. “Per citare un esempio concreto, il Castello di Celano ospita due musei: la collezione Torlonia e il Museo di Arte Sacra – aggiunge la Arbace – Dal registro visitatori emerge che a calamitarle è stata la maestosità del maniero ma, poi, una volta dentro, si sono appassionate e meravigliate della magnificenza del patrimonio storico ed artistico in esso contenuto. Questo ci ricorda il peso specifico che il contenitore riveste sul quale dovrà essere poi impiantato un contenuto di spessore che dia valore all’intera esperienza. Se un’opera non è conosciuta, è come se non esistesse”.
Sollecitato da una riflessione di Francesco Proia, Padre Cucinelli si sofferma sulla capacità della comunicazione di fungere da volano di un culto. “In Marsica si misura una devozione popolare fervida, maggiore che nell’area di Manoppello ad esempio. Questo agevola il meccanismo di rinforzo che la comunicazione riesce ad avere attorno ad un culto. Si è passati dal preparare a mano il materiale divulgativo ad operazioni tipografiche vere e proprie per arrivare a giornali online, social network e blog”. “Molti ancora non sanno – evidenzia Padre Cucinelli – che tipologia di reliquia sia conservata a Manoppello. Ho sempre notato quanto l’esperienza diretta della stessa, però, cambi sistematicamente e radicalmente il visitatore. Sarà essenziale tornare nelle principali vie di comunicazione”.