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H2O Abruzzo denuncia: non vogliono rendere pubblico il verbale dell’incontro al MIT su questione Traforo

Andrea Rosati di Andrea Rosati
1 Giugno 2019
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“Sul Gran Sasso siamo rimasti letteralmente “senza traccia”, che poi è il titolo di una famosa serie americana dove si cercano le persone scomparse da decenni. Praticamente la metafora di quello che è accaduto finora sul sistema Gran Sasso, solo che qui gli “scomparsi” sono i molti, troppi, soggetti che non hanno fatto il loro dovere portandoci sull’orlo del burrone.


Il “Martello del Fucino” con un semplice accesso agli atti ha chiesto il verbale del vertice ai massimi livelli
sulla chiusura del Traforo minacciata dal gestore e delle relative misure da intraprendere per scongiurarla, svoltosi il 14 maggio al ministero delle Infrastrutture ottenendo una laconica risposta “non è stato predisposto formale verbale”.

Quando apprendiamo che non si redigono i verbali e non si può risalire alle posizioni degli intervenuti ad una riunione, di solito ci viene il sospetto che la situazione possa essere veramente grave.

Siamo soliti comporre il verbale delle riunioni del condominio, del circolo della bocciofila. Siamo stati recentemente convocati da singoli uffici della regione Abruzzo per riunioni dove discutere come proteggere i nidi degli uccelli in una cava oppure per dibattere delle buste di plastica al torrente Laio: in entrambi i casi è stato redatto il verbale. Pure alle assemblee movimentiste sul futuro dell’insetto stecco, per dire, si compila un report.

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Visto che stiamo parlando della terza galleria italiana per lunghezza usata ogni giorno da migliaia di cittadini, non a norma secondo il D.lgs.264/2006 (la normativa entrata in vigore dopo il rogo del Monte Bianco per intenderci) per il quale è scaduto il termine per l’adeguamento fissato al 30 aprile scorso, galleria che costituisce pure la via di fuga (non a norma) di un laboratorio in cui sono state stoccate (irregolarmente) 2.300 tonnellate di sostanze pericolose, impianto a “rischio di incidente rilevante” (tuttora privo di piano di emergenza esterno in fase di redazione solo grazie agli esposti dei cittadini), quella di non mettere nero su bianco cosa è stato detto potrebbe effettivamente essere una delle poche misure di (auto)protezione prese in questi anni dagli enti pubblici a vario titolo coinvolti in questa storia.

Credendo fermamente nella scienza e volendo bene al nostro paese, non dovremmo affidarci alla sola buona sorte ma, vista la situazione e considerato che una delle “soluzioni” dei suddetti enti potrebbe essere presto quella di addolcire le norme di tutela della salute, dobbiamo solo sperare che non accada nulla e che la storia di quel consesso non debba essere ricostruita a posteriori.

Poi uno si dovrebbe stupire del fatto che dal cilindro degli apparati sia spuntato un bel commissario con le proposte di deroga alla norme poste a tutela dell’ambiente e della salute senza prevedere forme attive di partecipazione dei cittadini.

Nel frattempo, noi abbiamo avviato l’accesso agli atti sulla documentazione relativa a questi 13 anni passati dal varo del D.lgs.264/2006 sui requisiti minimi di sicurezza delle gallerie, sulla classificazione del traforo come “Galleria speciale” per la quale sono previste addirittura misure di prevenzione dei rischi aggiuntive, e sulle misure alternative intraprese dopo la scadenza del termine per l’adeguamento del 30 aprile 2019. Una vicenda che potrebbe rivelarsi centrale per spiegare quanto sta accadendo, viste le chiare responsabilità assegnate da quella legge.

Magari troveremo lì, qualche traccia.

PS: auspichiamo che i pochi enti che si sono dati veramente da fare per risolvere veramente le cose pretendano che il verbale sia redatto.”

Queste le parole rilasciate da H2O Abruzzo, preoccupata per il summit al MIT, rimasto “senza traccia”, sull’apertura del Traforo.

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