L’Aquila. Giovanni Granati, il noto falconiere abruzzese, si trova attualmente in America, impegnato in un tour che lo ha già visto visitare numerosi stati, riguardante un’innovativa tecnica di allenamento dei rapaci che unisce la storia e le tradizioni alle moderne tecnologie, trovando la giusta connessione tra la falconeria e la reintroduzione dei rapaci.
“Circa 3 anni fa rimasi colpito di come numerosi falconieri degli Emirati Arabi Uniti addestrassero i rapaci da falconeria attraverso droni, monoala e gps, che consentono la misurazione in tempo reale di tutti i parametri di volo, come velocità, altitudine, posizione. Decisi quindi di far visita ad un falconiere locale di nome Peter Henry Bergh, ideatore del monoala Berghwing” spiega il falconiere abruzzese. “Vedendo il suo lavoro dal vivo compresi subito le potenzialità di quel sistema. Il rapace inseguiva il monoala come se fosse una vera e propria preda, cercando di prendere un logoro (cioè una finta preda realizzata in cuoio) attaccato alla sua estremità. Da lì nella mia mente si concretizzò un idea: perché non utilizzare questa tecnica per muscolare i rapaci da reintroduzione e offrire loro così maggiori chance di sopravvivenza? In tre anni perfezionai questa tecnica con altri sistemi: droni, integratori, traine elettrica, Gps e l’utilizzo di pesi per aumentare la muscolatura dell’animale allenato”.
Attualmente Giovanni Granati, spinto dal successo di questa tecnica applicata ai rapaci, si trova in Tennesee, nella città di Chattanooga. Con il “California Foundation for Bird of Prey”, il falconiere è riuscito ad attivare un progetto per la reintroduzione delle aquile reali, in cooperazione con le Università della California e del Nevada, biologi e veterinari americani e nativi americani. Ha visitato il “Peregrine Fund Idaho”, la famosa fondazione che ha salvaguardato il falco pellegrino dal rischio estinzione con programmi di ricerca e reintroduzione in ambiente selvatico; con quest’ultima è riuscito a fissare un incontro per il prossimo anno con falconieri, biologi e veterinari americani per presentare ufficialmente il proprio progetto. Ha affrontato numerosi meeting con i falconieri locali passando per la California, lo Utah, l’Idaho, Colorado, Georgia, Alabama, Tenesee, New Jersey, New York e Florida. Tutto questo per concretizzare e far partire il progetto in una federazione di Stati, gli Usa, in cui attualmente l’argomento della salvaguardia e della reintroduzione dei rapaci è tenuto in considerazione.
Il falconiere Granati, inoltre, risponde ad un attacco apparso in questi giorni sulla stampa e diffuso dalla Soa (Stazione ornitologica Abruzzese), dichiarando che “la falconeria è sì una forma storica di caccia, ma gli animali vengono utilizzati per le dimostrazioni di volo, e non per gli spettacoli, come il dottor Pellegrini di Soa indica nel suo comunicato. Le dimostrazioni vengono effettuate con rapaci non addomesticati alla predazione ed esenti da ogni problematica sanitaria. La falconeria in questa epoca è considerata un importante mezzo di comunicazione ed educazione al rispetto degli animali selvatici, vista la rarità con cui è possibile osservare gli animali in ambiente selvatico, e di interesse sociale, in quanto è utilizzata anche per la risoluzione di problematiche sanitarie indotte da piccioni ed altri animali invasivi. Lo studio condotto in America è la dimostrazione di questi intenti e ciò che ha scritto il presidente sia un’erronea interpretazione distorta da altri scopi. Le dimostrazioni inoltre vengono svolte in territorio urbano e non come indica il Pellegrini in territorio protetto o area speciale, autorizzati dal comune di Calascio che vedono in questa attività un ottimo mezzo di attrazione turistica nonché educazione ambientale”.
“Sono contento che la Soa non sia esistita prima della registrazione della famosa pellicola “Lady Hawke” continua con umorismo Granati “altrimenti avremo rischiato di non poter vedere questo capolavoro che ha portato la nostra regione in giro nel mondo proprio come sto facendo io con progetti e film documentari a carattere internazionale”.
“Anche io auspico maggior controllo, anche come vice presidente con delega agli animali selvatici dell’associazione ambientalista nazionale Altra Italia Ambiente” spiega Granati “delle piccole e medie associazioni ambientaliste regionali e mi impegno, attraverso l’operato degli organi preposti al controllo, ed eventualmente con l’ausilio delle guardie zoofile, a controllare che il bird watching non vada a disturbare le specie selvatiche locali, in quanto rappresenta una pratica, a parer mio, invasiva e dannosa per le specie in riproduzione nel parco (aquile reali, falchi pellegrino e lanario), in quanto gli osservatori, per effettuare fotografie e possibili avvicinamenti, il più delle volte, entrano in aree speciali disturbando i selvatici durante la riproduzione”.