Chieti. Nel rispetto degli accordi iniziali, sarà mantenuta a Chieti la funzione principale della sede legale della Camera di commercio Chieti Pescara, nei padiglioni dell’ex Foro Boario, alcuni dei quali saranno ristrutturati per le nuove esigenze. Eventuali trasferimenti altrove saranno temporanei. Si cercherà di mantenere compiti di rilievo, anche nell’ambito degli accorpamenti previsti dalla legge, per l’edificio di piazza Vico a Chieti, già sede di presidenza e segreteria generale, edificio per il quale sarà garantito, nell’immediato e in prospettiva, un uso pubblico.
E’ quanto emerso dall’incontro che una delegazione del Comitato cittadino per la salvaguardia e il rilancio di Chieti ha avuto con rappresentanti dell’attuale vertice della Camera di Commercio di Chieti-Pescara per un confronto sul deliberato trasferimento a Pescara di funzioni e servizi oggi svolti a Chieti, con lo svuotamento pressoché totale del palazzo storico di piazza Vico e una riduzione del ruolo della sede legale di Chieti Scalo che dovrebbe essere invece, in base a intese che hanno portato alla fusione, struttura principale dell’Ente. Per quanto riguarda il personale, sempre secondo quanto emerso dall’incontro al quale hanno partecipato il presidente facente funzioni, Lido Legnini, la presidente dell’Agenzia di Sviluppo, nonché componente della Giunta, Letizia Scastiglia, e il segretario generale facente funzioni, Maria Loreta Pagliaricci, resterebbe, a fine ristrutturazione, nella dovuta misura nella sede del Foro Boario.
“L’incontro, cordiale, non ha sciolto i dubbi. Il Comitato, nel prendere atto delle rassicurazioni – scrive in una nota il
coordinatore Giampiero Perrotti – ha fatto presente che continuerà a vigilare affinché gli impegni assunti siano
rispettati nell’interesse della città e della regione che ha bisogno di lavorare per uno sviluppo equilibrato dei
territori e non di continue spoliazioni a danno di alcune realtà e a favore di altre, come nel caso del
trasferimento a Pescara della direzione della Tua. Volere spostare un ufficio dall’Adriatico all’interno – prosegue
Perrotti – viene visto come una minaccia inaccettabile, mentre il percorso opposto, come nel caso degli uffici
del Monopolio, è stato più volte compiuto nel silenzio pressoché totale della politica”.