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Crisi, Cisl: dati preoccupanti, rallenta economia Abruzzo. Persi 26mila posti di lavoro, scende l’occupazione

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
18 Dicembre 2018
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Pescara. L’Abruzzo, nei primi nove mesi del 2018, perde 26 mila posti di lavoro (-5,1% rispetto al 2017). Il tasso di occupazione scende di tre punti percentuali, arrivando al 56,8%, contro una media nazionale del 58,9%. Circa 67 mila persone sono disoccupate, il doppio rispetto al 2008, anno in cui è iniziata la crisi economica. Il tasso di disoccupazione ha superato il 12%, contro il 9,7% dell’anno precedente ed il 9,3% della media dell’Italia.

A lanciare l’allarme è la Cisl Abruzzo, che sottolinea il “crollo dell’occupazione” e parla di “segnali preoccupanti di rallentamento per l’economia abruzzese”. Il punto della situazione è stato fatto nel corso di una conferenza stampa a Pescara, cui hanno preso parte il segretario generale della Cisl AbruzzoMolise, Leo Malandra, e l’economista Giuseppe Mauro, che hanno commentato i dati elaborati dal centro studi “M. Ciangaglini” del sindacato.

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Secondo la Cisl, nel 2018 si registra “un’impennata, in particolare da luglio a settembre, della cessazione dei contratti a termine. Si continua ad avere un’occupazione che non è di qualità e non è stabile”, osserva Malandra, “perché comunque il contratto a termine e stagionale regola quasi l’85% delle nuove assunzioni. Le aziende hanno scelto di non rinnovare i contratti perché ingabbiati nelle causali stabilite dal cosiddetto ‘Decreto Dignità’ che avrebbe dovuto favorire l’aumento dell’occupazione stabile e il turn over dei lavoratori, ma che, invece, non ha considerato che le aziende, in un clima così incerto, restano in attesa di un quadro più chiaro”.

Se la crescita abruzzese è sempre stata sostenuta dalle esportazioni, la ripresa, emerge dai dati del sindacato, nel terzo trimestre si é affievolita sia per il rallentamento delle esportazioni (20% del Pil) sia per la stagnazione dei consumi interni (80% del Pil abruzzese).

“L’Abruzzo, oltre alle difficoltà economiche del Paese”, prosegue Malandra, “paga soprattutto la mancanza da anni di una concreta, visibile e verificabile politica regionale di programmazione e sviluppo strategico complessivo, che ridesse respiro all’economia attraverso azioni di sostegno alle imprese ed investimenti pubblici in infrastrutture. Intollerabili sono state le lentezze ed i ritardi con i quali la politica e la burocrazia sono diventate freno anziché volano dello sviluppo. Le fragilità e le debolezze del mercato del lavoro regionale”, conclude il segretario della Cisl, “si sono accentuate in un sistema in cui a grandi imprese, ancora fortemente competitive, si affiancano Pmi, micro imprese e imprese artigiane ancora stremate dalla crisi”.

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