L’Aquila. La giornalista e scrittrice aquilana, Monica Pelliccione, ha ricevuto, ieri, il premio Racconti Abruzzo e Molise 2018. La cerimonia di premiazione del concorso del concorso di letteratura contemporanea, indetto dalla casa editrice emiliana Historica edizione, si è svolta nella sala convegni dell’hotel Villa Maria, a Francavilla al Mare (Chieti). Pelliccione ha ottenuto il riconoscimento con il racconto inedito “All’ombra della Jenca”: una storia che si snoda alle falde del Gran Sasso d’Italia, sull’onda della tradizione centenaria degli antichi pastori, custodi di greggi e armenti.
E’ qui, nell’alveo genuino di una cultura rurale intrisa di misticismo e semplicità, che prende forma l’incontro fortuito tra il pastore Antonio e Giovanni Paolo II. “Lo scenario”, spiega Pelliccione, “spazia dalla chiesetta di San Pietro della Jenca, abbarbicata sulle rocciose montagne abruzzesi, ultimo baluardo dell’omonimo borgo, di recente eretto a santuario dedicato a Papa Wojtyla, ai paesaggi tibetani di Campo Imperatore”. Il contesto inedito dell’ambientazione del racconto da sì che l’incontro tra il Santo Padre e il pastore Giovanni, muti per sempre la visione pessimistica della vita pastorale, declinandola in una rinnovata esaltazione di un mestiere antico e autentico.
Pelliccione, che a settembre scorso è stata insignita del premio nazionale Rotary Agape per la cultura è autrice di tre volumi: “L’Aquila e il polo elettronico. Retroscena di una crisi”, edito nel 2005, “Nel nome di Celestino”, pubblicato nel 2009 e “San Pietro della Jenca” (2013). Il racconto “All’ombra della Jenca” è stato pubblicato nell’antologia edita da Historica edizioni (Libro.co), in distribuzione in libreria, sui principali book-store on line, nelle fiere della piccola e media editoria e nelle librerie Historica di Milano e Roma. “Anche la letteratura”, spiega Pelliccione, “può diventare veicolo di promozione di un territorio.
Il racconto “All’ombra della Jenca” riproduce uno spaccato di vita d’altri tempi, di gente di montagna avvezza ad una semplicità corrosa dal tempo. L’immagine plastica del pastore Antonio, con la falda del cappellaccio in peltro calata sugli occhi, altro non è che la sintesi di un riscatto morale per una vita scandita dal monotono alternarsi delle stagioni: la ruggine d’autunno, gli inverni innevati, le dolci primavere e le estati afosa da mozzare il fiato vissute tra le montagne abruzzesi”. Una storia vera, calata ad arte nel silenzio ovattato del borgo di San Pietro della Jenca dove l’universo irto di contraddizioni della vita pastorale sposa il riscatto in un futuro migliore.
Tra tratturi e sentieri scoscesi, ai piedi del maestoso Gran Sasso. “La felice coincidenza con la candidatura della transumanza, che ha segnato la storia e l’economia dell’Aquila e dell’Abruzzo interno, a patrimonio immateriale Unesco 2019”, afferma Pelliccione, “conferisce al premio una valenza più alta, se letto nell’ottica della promozione del territorio e delle sue radici”.