Pescara. Roma fallisce, l’Abruzzo risana. E’ dalla fredda analisi della tragica situazione capitolina, sull’orlo del default, che il governatore Gianni Chiodi parte per fare una riflessione su quanto accaduto negli ultimi cinque anni in Abruzzo. Ripercorre, con un viaggio a ritroso nel tempo, alcune delle tappe del suo mandato partendo dal lontano 2009, l’anno del sisma che ha scosso la nostra terra, la nostra economia, le nostre relazioni e dice: “abbiamo ereditato la Regione più indebitata di tutta Italia, con la tassazione più alta. Una Regione commissariata, fiaccata dalla crisi economica e di lì a poco messa ulteriormente in ginocchio da un evento tragico come il terremoto. Ci voleva un miracolo. O forse no. Bastava un po’ di razionalità”. E spiega: “Quella logica stringente dei numeri, che tanto ha a che fare con la musica e con l’armonia, mi ha dato ragione”. Chiodi sottolinea il metodo usato per questo risanamento: “la ricetta attuata dal mio governo – aggiunge – è stata semplice ed efficace: sono state utilizzate misure di contenimento della spesa pubblica regionale, al fine di migliorare l’assetto dei servizi da offrire ai cittadini”. Facile da dire, un po’ più complicato da realizzare, ma tant’è. Ha giocato d’anticipo il governo regionale, rispetto a quello centrale e a quello europeo introducendo il rispetto rigoroso della disciplina di bilancio. “La nostra attività si è concentrata in azioni che potessero preparare la strada a un sistema di sviluppo del territorio tutto nuovo, basato sulla competitività del settore industriale, sul rafforzamento della coesione sociale e su un nuovo impulso all’occupazione”. Bisognava ridurre il debito pubblico di una cifra a nove zeri, non esistevano vie alternative. “Il debito pubblico regionale è stato ridotto di oltre un miliardo di euro grazie alla drastica azione di tagli a sprechi e privilegi e all’abbattimento dei costi della politica e della spesa pubblica. Il risanamento, oggi, non è più una parola vuota. Il debito pubblico continua a diminuire e l’Abruzzo torna a essere proposto come un modello per tutti”. E’ l’Europa a regalare le soddisfazioni più grandi in quegli anni difficili poiché inizia a guardare alla nostra regione come esempio da seguire. Ha un sogno il governatore Chiodi per il futuro di questa regione, per un futuro neanche troppo lontano ed è quello di “veder tornare tanti giovani abruzzesi che hanno fatto fortuna altrove”. E al sogno aggiunge la speranza che “un giorno tanti altri ragazzi non siano più costretti a partire. Anzi, magari in tanti dalle altre regioni italiane e dall’estero verranno proprio qui, a lavorare e a far valere le proprie esperienze”. Arriverà un momento in cui l’Abruzzo riuscirà ad esprimere appieno le sue mille potenzialità, ne è convinto Gianni Chiodi, e sarà quello il giorno in cui finalmente “avremo imparato a comunicare, a non aver paura di quello che siamo, a raccontare le nostre storie senza temere di scivolare nel folklore, perché esse sono parte integrante di un’identità che avremo imparato ad amare. Anche su questo fronte la politica deve e può fare molto. E l’economia regionale, apparentemente così fredda e noiosa, sarà il capitolo principale di una storia di rinascita e di affermazione. Di una grande storia d’amore”. Gianluca Rubeo