L’Aquila. A quasi 10 anni dal sisma dell’Aquila del 6 aprile del 2009 è stata riconsegnata la Chiesa simbolo di Santa Maria del Suffragio, detta anche delle Anime Sante. A varcare la soglia il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha visitato l’interno restaurato. Il lavoro più imponente ha riguardato la cupola completamente crollata per il sisma. Cupola che mantiene quella che i restauratori chiamano ‘la cicatrice’ è stato spiegato, che ricorda ciò che è successo.
Dopo l’inno francese e italiano, il presidente Mattarella si è soffermato nella cappella della memoria dinanzi alla pietra dove sono incisi i nomi delle vittime del sisma e poi ha sfogliato il libro che contiene le foto delle vittime, come segno di forte vicinanza da parte del Capo dello Stato, che è poi ripartito. All’apertura del portone della Chiesa i circa mille bambini hanno lanciato in aria i palloncini nero verdi, colori della città e simbolo di ricordo e di speranza.
“Il messaggio, che oggi si innalza da questa piazza, è destinato a superare i confini della nostra città e testimonia che solo la fratellanza tra le nazioni consente di vincere le sfide, spesso drammatiche, che attraversano la nostra storia e apre, per il futuro, vie sicure di solidarietà, di giustizia e di pace”. Lo ha detto il cardinale, Giuseppe Petrocchi, arcivescovo metropolita dell’Aquila, prima della riapertura della Chiesa di Santa Maria del Suffragio, anche detta delle Anime Sante, grazie ad un finanziamento congiunto dei Governi italiano e francese.
“Siamo partecipi di un evento importante”, ha aggiunto, “che rimarrà scritto a caratteri indelebili negli annali dell’Aquila. Zone della città devastate e ‘occupate’ dallo ‘spettro’ del terremoto, con il suo potere di morte, sono state liberate e restituite alla vita. Così è stato dato ‘scacco matto’ al terribile sisma, che si è abbattuto su L’Aquila nel 2009: non solo ricostruendo dove ha prodotto rovine, ma traendo vantaggio proprio dai danni che esso ha arrecato. In tale dimensione l’inaugurazione di questa chiesa, diventata simbolo del terremoto, supera il semplice perimetro del recupero edilizio e rende l’evento segno profetico di una vittoria sulla furia distruttiva del sisma, aprendo importanti varchi di speranza nel futuro della città e nel suo sistema architettonico-urbanistico. Ecco perché questa chiesa è un monumento alla tenacia e all’amore che sa risorgere: più forte di ogni spinta angosciante e disgregativa”.
“Purtroppo”, ricorda il cardinale, “il pensiero non può non andare alla cattedrale di san Massimo. Nonostante l’apprezzabile volontà di riscatto architettonico, espressa da vari soggetti pubblici, si vede – con dolore – che la ricostruzione del Duomo non è ancora partita. Tuttavia, recenti segnalazioni hanno alimentato l’attesa che i progetti di restauro vengano rapidamente messi in opera”. “Anche a nome della Comunità ecclesiale aquilana – conclude – mi si consenta di esprimere una speciale riconoscenza agli amici francesi che con sollecitudine generosa hanno contribuito alla riapertura di questo edificio sacro”.