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Furbetti del cartellino smascherati dai carabinieri, i reati sono peculato, truffa aggravata, falsità ideologica e materiale

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
13 Novembre 2018
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Pescara. La Procura della Repubblica di Pescara ha chiuso l’indagine a carico dei 17 indagati nell’ambito di un’inchiesta su una presunta “truffa del cartellino” e, contestualmente, il Gip Nicola Colantonio, su richiesta del pm titolare dell’inchiesta, Andrea Papalia, ha emesso a carico di sette indagati una misura interdittiva della sospensione per la durata di sei mesi “dall’esercizio di attivita’ lavorativa e di impiego presso amministrazioni o enti pubblici, ovvero presso enti a prevalenza partecipazione pubblica”.

La vicenda riguarda la societa’ ‘Provincia e ambiente’, interamente partecipata dall’ente. Tra gli indagati Pietro Zalloco, direttore responsabile del personale. I sette addetti sospesi sono indagati per peculato, falsita’ materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsita’ ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa aggravata e violazioni norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche in concorso.

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L’indagine e’ stata condotta dalla Stazione Carabinieri di Pescara Scalo sulla societa’ che sui occupa del controllo, manutenzione e certificazione degli impianti termici per conto della Provincia di Pescara. Sono emerse alcune condotte illecite tenute da diversi dipendenti assenteisti che, durante le ore di lavoro, per ragioni private, si allontanavano dall’ufficio senza alcuna autorizzazione e senza passare il badge nell’apposito orologio marca tempo. Anche attraverso le registrazioni video, i carabinieri hanno accertato che dipendenti della societa’, dopo aver passato il badge nell’orologio marcatempo, all’atto dell’ingresso in ufficio, erano soliti assentarsi arbitrariamente e senza autorizzazione alcuna recandosi a svolgere commissioni private.

I dipendenti utilizzavano anche trucchi con l’orologio marcatempo, al fine di percepire, a fine mese, la retribuzione di ore lavorative maggiori di quelle realmente effettuate o per ‘coprire’ colleghi giunti a lavoro in ritardo o assenti. Gli inquirenti hanno anche accertato che le autovetture di servizio, in assenza di controllo, venivano utilizzate abusivamente per esigenze private.

Le indagini hanno riguardato anche i veicoli di servizio utilizzati per gli spostamenti dai dipendenti addetti alle verifiche esterne degli impianti di riscaldamento: si è scoperto che i mezzi venivano utilizzati abusivamente per esigenze private. E’ anche emerso che il direttore tecnico, responsabile dell’ufficio, pur essendo in condizioni di poter controllare le condotte dei dipendenti, ha omesso l’attività di verifica. Nel corso delle indagini è stata acquisita tutta la documentazione contabile della società procedendo al raffronto tra i dati registrati dall’orologio marcatempo, quelli riportati nelle buste paga e le evidenze documentate dalle telecamere.

L’intera attività di indagine ha evidenziato che ben 17 dipendenti su 21 effettivi si sono resi responsabili degli illeciti, ma solo per sette di loro, che si sono dimostrati particolarmente abituali a tali comportamenti, è scattata l’applicazione della misura cautelare interdittiva della sospensione di sei mesi dall’esercizio di attività lavorativa e di impiego presso amministrazioni o enti pubblici o a prevalente partecipazione pubblica. I comportamenti illeciti, infatti, riferiscono i militari dell’Arma, “non hanno avuto connotazioni occasionali, ma hanno costituito espressione di un’analitica e approfondita programmazione, ponendo in essere detti comportamenti non solo in un arco rilevante di tempo, ma anche quasi senza soluzione di continuità, arrivando a percepire ingiusti compensi in danno di un ente pubblico territoriale per attività lavorative mai svolte”.

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