Pescara. Si sono conclusi stamattina, giorno di chiusura della contestuale mostra storica itinerante, gli incontri didattici magistralmente organizzati dalla sezione dell’associazione nazionale polizia di Stato di Pescara: protagonisti, oltre ai due relatori di spicco, gli studenti delle scuole del comprensorio pescarese, inclusa la classe IV B del liceo classico “G. D’Annunzio”, con la dirigente scolastica, dottoressa Donatella D’Amico, sempre pronta ad accogliere con acume e sensibilità iniziative del genere.
In particolare, ieri, l’ingegner Placido, direttore tecnico della polizia Postale e delle Comunicazioni d’Abruzzo,ha affrontato la questione della navigazione sicura in rete, dopo aver ricordato che quest’ultima nacque nel 1960 da “Arpanet”, specializzata nell’ambito militare.
Tanti, e tutti interessanti, gli argomenti affrontati: l’anonimato, concetto sconosciuto su internet, l’identità digitale, i luoghi e gli strumenti tecnologici rischiosi, il cyberbullismo, spina dei nostri tempi, il cyberterrorismo, il contrasto a pedofilia, giochi e droga on line, la digital forensics, senza mai dimenticare che la scena del crimine, in questi casi, è il cellulare.
Essere connessi significa catapultarsi in una dimensione liquida, dove non esistono più coordinate spaziali e temporali.
Prima di poter rimuovere un’immagine o un video costituenti reato, spesso devono essere attivate complesse rogatorie internazionali e vi è la necessità di contattare server di social network situati all’estero.
Oggi, dopo i saluti del prefetto Basilicata e del questore Misiti, il dottor Trifuoggi ha esordito con una domanda: le regole devono essere sempre rispettate? La risposta è no, perchè, nel corso della storia, vi sono stati numerosi esempi di norme ingiuste e immorali. Esemplari le leggi razziali emanate ottanta anni fa.
Dunque, il binomio “legge-legalità” è sempre scindibile. La Costituzione italiana deve essere scoperta e riscoperta dai ragazzi, perchè, in poco meno di diecimila parole, condensa il succo della nostra umanità.
Icastica la chiusura dell’intervento, tramandata da un capo pellerossa: “noi non abbiamo ereditato la terra dai nostri genitori, ma l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli.”
Inoltre l’ex commissario Mario Di Palma ha ripercorso la gloriosa storia della polizia di Stato, dal 1852 al 1981, anno della riforma e della smilitarizzazione del Corpo.