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Di Sabatino, Tocco e Moscone: sentenza Bussi non cancellerà il danno agli abruzzesi. La nostra lotta continua

Federico Falcone di Federico Falcone
22 Ottobre 2018
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Pescara. “La prescrizione non può cancellare il danno subito dagli abruzzesi ed è impensabile immaginare che i colpevoli, a questo punto, non avranno neanche l’obbligo di bonificare il nostro territorio, pesantemente martoriato. Per questo continueremo a batterci come abbiamo fatto in questi anni, affinché chi ha avvelenato restituisca dignità a quelle aree, mettendole innanzitutto in sicurezza, e un futuro ai cittadini abruzzesi”.

Con queste parole i Segretari Renzo Di Sabatino e Enisio Tocco, e Luigi Moscone, parlando a nome, rispettivamente,  del Pd Abruzzo, del Pd Pescara e del circolo Pd di Bussi, intervengono a seguito della sentenza della cassazione sulla megadiscarica di Bussi.

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“Al netto delle prescrizioni e di alcune assoluzioni – continuano i ripresentanti del Pd – la sentenza conferma che fu disastro ambientale e, quindi, siamo più che mai convinti di non poter abbandonare le armi: agiremo in ogni sede opportuna per pretendere che chi ha sfruttato illegalmente il nostro territorio oggi si faccia carico del futuro di quell’area, dalla bonifica alla realizzazione di nuove attività e, di conseguenza, di nuovi posti di lavoro”.

“Inoltre, lanciamo un appello all’amministrazione comunale di Bussi per quanto riguarda le discariche 2A e 2B a monte del sito industriale – concludo -. Poiché il Comune, nonostante  l’assenza di una data certa per l’inizio dei lavori di bonifica e nonostante il contratto con la ditta aggiudicataria dei lavori non sia ancora stato firmato, ha firmato l’atto notarile per diventare proprietario dei terreni, non rispettando così quello che è scritto nell’accordo ministeriale, chiediamo di annullare l’atto per una maggiore tutela dell’ente.

Tutto questo perché in assenza di inizio lavori il Comune, come proprietario dei terreni, ma “non responsabile dell’inquinamento”, è tenuto a fare i lavori di messa in sicurezza. Oltre al danno, dunque, la beffa”.

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