L’Aquila. San Francesco d’Assisi e la natura,un legame forte, inscindibile, tramandato nei secoli e, a tutt’oggi, fonte d’ispirazione per infinità di devoti. Il 4 ottobre è il giorno di San Francesco, figura che con l’Abruzzo ha a che spartire molto più di quanto non si creda: circa 140 monasteri sparsi all’interno del territorio, principalmente nella zona del parco regionale “Sirente Velino”.
Il francescanesimo in Abruzzo è, quindi, assai diffuso e professato, principalmente nelle chiesette o nei monasteri dedicati al santo venuto ad Assisi che, nella nostra regione, ha lasciato un segno indelebile. Riportiamo un testo pubblicato dal portare istituzionale del parco “Sirente Velino” sui cui veglia – così potremmo affermare – il “poverello d’Assisi”.
“La leggenda racconta che San Francesco ebbe in dono dai Conti di Celano, che lo ospitarono nei castelli di Celano e di Gagliano Aterno, una chiesetta con annesso un terreno a Castelvecchio Subequo, dove lui fece edificare l’attuale convento. Fra Tommaso da Celano, il principale biografo del Santo, ha scritto la vita prima e seconda nonché il trattato dei miracoli di San Francesco, dal quale si evincono due miracoli, uno avvenuto a Celano e l’altro, quello più suggestivo e famoso, “il miracolo dell’acqua”, a Gagliano Aterno.
Dopo la morte del santo, i frati donarono ai benefattori Conti di Celano un’urna con il sangue di San Francesco, custodita nel convento di Castelvecchio. Il monastero è situato lungo la strada di accesso al paese dove si può ammirare la chiesa che rimane una delle prime testimonianze del francescanesimo in Abruzzo: conserva un aspetto medioevale, mentre la facciata è di stile barocco. All’interno del luogo di culto, intorno a ricchi altari rinascimentali e barocchi, spicca quello maggiore con un ciborio a forma di tempietto intagliato in legno di noce del XVII secolo”.