Pescara. “Questa vicenda non ha alcun legame con quella di Rigopiano, la Vas non c’entra niente con i piani di protezione civile e inoltre abbiamo dimostrato che non c’è sostanza nella denuncia, perchè non c’è stata una vera richiesta di accesso agli atti, gli uffici comunali avevano già consegnato tutta la documentazione nel 2016 e per di più non c’è alcun falso, ma solo un errore nella consegna della documentazione, dovuto alla confusione fatta dagli uffici”.
Così gli avvocati Cristiana Valentini e Goffredo Tatozzi, oggi pomeriggio nel palazzo di giustizia di Pescara, al termine dell’interrogatorio del loro assistito, il sindaco di Farindola (Pescara) Ilario Lacchetta, indagato per falso e omissione di atti d’ufficio, in seguito ad una denuncia presentata nell’ottobre scorso, da tre consiglieri comunali di opposizione, in relazione all’approvazione del nuovo Piano di emergenza comunale (Pec), avvenuta in seguito al disastro dell’Hotel Rigopiano. “Anche la direttiva comunitaria esclude la Vas dai Piani di protezione civile e quindi non si applica ai Piani di emergenza comunale, mentre era allegata al nuovo Piano regolatore – osserva Lacchetta, che è stato ascoltato per circa mezz’ora dal pm Andrea Papalia -. Peraltro, dopo la vicenda di Rigopiano, il mio obiettivo era quello di compattare tutta la comunità e da quel momento tutti i passi amministrativi sono stati condivisi con la minoranza, tanto è vero che, per arrivare all’approvazione del nuovo Pec, anche gli esponenti della minoranza, nel luglio 2017, sono stati chiamati a fornire elementi che in parte sono stati anche recepiti”.
Lacchetta è finito sotto la lente dei magistrati perché, secondo i tre consiglieri di minoranza, avrebbe omesso di rispondere tempestivamente all’istanza di accesso agli atti, avanzata dai denuncianti, e di avere successivamente fornito loro un falso documento, denominato “rapporto preliminare Vas” (Valutazione ambientale strategica), comunque differente da quello originale depositato in Comune, oggetto di specifica delibera. Una ricostruzione contestata punto per punto dai legali di Lacchetta, i quali affermano che “non c’è falso perché, come scrivono anche i forestali, l’ufficio tecnico ha solo consegnato, per errore, la bozza della prima versione del Vas.
Un documento che peraltro gli stessi denuncianti ammettono di avere già dal 2016 – sottolineano Valentini e Tatozzi – visto che, nell’integrazione della querela, affermano di avere ricevuto una copia del progetto preliminare della Vas diversa da quella avuta nel 2016, quando la Vas è stata effettivamente approvata”. Inoltre i due avvocati rimarcano che “non esiste omissione, perché la prima richiesta di accesso agli atti per il Vas è del 22 settembre, sei giorni prima della seduta del consiglio che ha approvato il Pec, che non aveva nulla a che vedere con il Vas, e il 24 è stata consegnata la Vas sbagliata”.