Il 2018 è, come preannunciato, l’anno della Cannabis per l’Abruzzo, come un po’ per tutta Italia. Un simile business non poteva non colpire sia positivamente, ma anche negativamente chi ne è coinvolto ed è proprio quello che sta accadendo un po’ ovunque, compresa la regione abruzzese.
Se da una parte infatti le superfici coltivate legalmente in Abruzzo sono in crescita, dall’altra stanno aumentando anche il numero di quelle illegali, oltre ai molteplici casi di furti e incorrette perquisizioni per i coltivatori autorizzati.
Le coltivazioni di canapa legale vengono infatti colpite da due fronti: da una parte stanno subendo furti organizzati dal mercato nero, che sfrutta il lavoro degli agricoltori per poter rivendere la cannabis a un prezzo che può raggiungere anche gli 800€ al chilo. Dall’altra, le forze dell’ordine che dovrebbero tutelare questi coltivatori, irrompono invece con perquisizioni ingiustificate per cercare qualcosa di losco anche senza un’apparente motivazione.
Questa è la dichiarazione di Serena Caserio, responsabile dell’associazione “Gli Amici di Nonna Canapa” che coinvolge 115 produttori in tutta Italia secondo quanto riportato dall’Ansa:
“Noi chiediamo alle forze dell’ordine di aiutarci, abbiamo in questi giorni molti agricoltori che dormono nei campi. Invece subiamo ingiustificate repressioni che vanificano il duro lavoro di agricoltori che stanno tornando alla terra con questo prodotto innovativo”.
Poi continua: “Ci criminalizzano forse per ignoranza, pensando che siano piantagioni di THC mentre si tratta di una produzione di CBD, con una filiera che trasforma le infiorescenze in olii, prodotti di bellezza, ecc tutto nel rispetto della legge: e oltretutto l’intera pianta è commercializzata per bioedilizia, tessuti, cordami ecc. Auspichiamo un incontro con le forze dell’ordine”.
La confusione non avviene solo in Abruzzo, ma praticamente in tutta Italia ed è dovuta per l’equivoco tra i vari tipi di canapa e di coltivazione legale. C’è una sostanziale differenza tra la cannabis che viene usata illegalmente – sotto forma di marijuana o hashish – e quella acquistabile in farmacia e nelle coltivazioni autorizzate e controllate, come anche online.
La cannabis legale è di due tipi, quella terapeutica e quella light. La prima pur essendo legale, rimane prescrivibile solo ad uso medico e non può essere acquistata ovunque. La cannabis light invece si trova ormai un po’ dappertutto, anche in negozi erboristici o simili. La differenza tra questi due tipi di cannabis è il loro quantitativo di THC e CBD.
Come spiegato su cbdinfo.it, il tetraidrocannabinolo, o THC è la sostanza psicoattiva contenuta nella pianta della cannabis e quella che maggiormente provoca lo ‘sballo’, come anche l’ansia e la dipendenza dalle sostanze considerate stupefacenti.
Il CBD, o cannabidiolo, è sì un principio attivo della cannabis, ma di quelli ‘buoni’ che va a controbilanciare l’effetto del THC. Ha proprietà rilassanti e antinfiammatorie, ma non è psicoattivo, quindi è la parte ‘legale’ della canapa.
Maggiore è il quantitativo di THC in una coltivazione o in un prodotto a base di cannabis e più probabilità ci sono che sia fuori legge. La cannabis light che viene usata per fare gli oli CBD e simili prodotti acquistabili un po’ ovunque, ha un bassissimo contenuto di THC (per legge ad oggi non può superare lo 0,2% fino ad una tollerabilità massima dello 0,5%, altrimenti va considerata stupefacente).
Nella cannabis terapeutica invece il quantitativo di THC è ben più alto, visto che in alcuni casi raggiunge anche il 22% e proprio per questo può essere solo prescritta in caso di problemi di salute di un certo tipo.
Ancora un bel po’ di strada deve essere fatta prima che il concetto di cannabis legale sia chiaro a tutti e, fino a quel momento, coltivatori e consumatori dovranno dimostrare continuamente di essere nei limiti previsti della legge.