Tendenza al risparmio, grande propensione all’investimento ma al contempo paura di rischiare e fiducia sempre più a picco nei confronti delle istituzioni e delle banche. È questo il profilo dell’italiano medio, che, nonostante una comprovata assenza di conoscenze nel mondo finanziario, spesso si ritrova ad investire una parte del proprio patrimonio alla ricerca di un profitto che possa migliorare la sua situazione. A complicare i piani sono però la globalizzazione e l’evoluzione digitale della finanza, che ha creato due “schieramenti” opposti: da una parte chi annulla i rischi mantenendo sul proprio conto tutto quanto accumulato senza pensare a forme di investimento ragionate, dall’altra tutti coloro che, come in una partita a poker, sono tentati dall’azzardo di prodotti finanziari che promettono interessi basi e profitti stellari, ma che nella realtà dei fatti conducono spesso a snaturare il valore complessivo dell’investimento.
Secondo l’opinione di Annamaria Lusardi, a cui il Ministero dell’Economia ha affidato il compito di dirigere il Comitato per l’Educazione Finanziaria, è proprio deputabile alla mancanza di quest’ultima l’atteggiamento dell’italiano medio. Manca, infatti, un cosiddetto “fattore di saggezza”, una carenza informativa e d’istruzione che potrebbe essere paragonata solo all’assenza di solide basi di cultura generale. Dal Comitato sono nate una serie di iniziative ed è stato stilato un vademecum per l’investitore. Una serie di regole, talvolta non scritte, che qualsiasi risparmiatore dovrebbe conoscere a memoria, ma che spesso si dimenticano o si rimuovono. La gestione oculata dei risparmi e la cura degli stessi fa infatti la differenza tra un futuro privo di incertezze e uno a rischio. È impensabile che al patrimonio non sia dedicata la stessa cura che si dà alla salute. Al contempo, è importante informarsi sui prodotti che si sottoscrivono.
È sempre più diffusa la tendenza, persino nei supermercati, di soffermarsi a leggere le etichette dei prodotti che si acquistano, persino per un’auto si spendono decine di minuti per leggere le caratteristiche tecniche, le performance, la dotazione tecnica. Nel mondo finanziario, invece, questo passaggio viene spesso trascurato, con la conseguenza grave di non conoscere spesso il valore e le caratteristiche del titolo che si sottoscrive. Nel mondo finanziario accade poi che il potenziale cliente è spesso “bombardato” da diversi fattori esterni, che ne possono inficiare la scelta. I suggerimenti dei conoscenti e le pubblicità online sono solo alcune delle incognite che contribuiscono ad orientarsi non più verso il prodotto più adatto alle proprie esigenze, ma a fermarsi e ad “accontentarsi” della prima proposta.
Se poi si guarda con attenzione all’evoluzione del mondo finanziario, gli strumenti digitali come i robo-advisor semplificano la consulenza negli investimenti, che continua a supportare non solo i neofiti della disciplina ma anche i più esperti nella scelta del prodotto migliore per le proprie esigenze. Superata la cortina caratterizzata da uno stato di diffidenza generale provocata dai recenti fatti di cronaca, il risparmiatore può ancora fidarsi del consulente finanziario, purché quest’ultimo mantenga criteri di trasparenza, assecondi la propensione al rischio del suo cliente e si impegni nel mantenere i costi di gestione bassi e a proporre le migliori soluzioni presenti sul mercato. È solo attraverso questa costanza e attraverso la serietà dei professionisti del mondo finanziario che l’italiano medio può tornare ad essere una formica virtuosa che accumula e investe parte dei suoi risparmi per un futuro migliore.