L’Aquila. Chissà se anche in Abruzzo i vertici del centrosinistra e, nello specifico, del Pd, seguiranno il monito lanciato da Dario Franceschini lo scorso 26 giugno quando l’ex ministro, intervistato, disse esplicitamente che l’unica cosa da fare fosse quella di avviare immediatamente un processo di ricostruzione del partito anche a livello territoriale, coinvolgendo “altre forze politiche appartenenti al campo del centrosinistra e alla formazioni sociali”. Sulla carta sembrerebbe la ricetta perfetta per ridare vigore a una formazione politica che, di fatto, sta vivendo il suo periodo più buio, tanto a livello nazionale quanto a livello regionale. Sono in molti, infatti, a sostenere che il boom del Movimento 5 Stelle e, soprattutto, della Lega, sia in parte da attribuire al crollo del centrosinistra, sempre più autoreferenziale e incapace di rialzare la testa. Impotente di fronte all’assenza di figure di spicco in termini di personalità e carisma capaci, inoltre, di invertire il trend negativo. Aspetto, quest’ultimo, emerso prepotentemente dalle scorse politiche di marzo, dalle quali il partito guidato dall’ex premier Renzi ne è uscito letteralmente a pezzi.
Sembra, quindi, abbastanza improbabile che in Abruzzo il Pd – guidato fino a poco tempo fa dall’ormai senatore D’Alfonso – possa invertire la rotta per elevarsi sopra a simboli che attualmente (dati alla mano) non hanno rivali. Almeno sulla carta, beninteso. E’ altresì vero, però, che sarebbe un grave errore sottovalutare una forza politica che, anche se in crisi, a livello territoriale può vantare esponenti in grado di reggere l’urto con il presente. Già da qualche settimana, infatti, tra gli addetti ai lavori circolano i nomi di due probabili candidati che potrebbero mettere d’accordo i rappresentati del partito e i sostenitori dello stesso: stiamo parlando dell’onorevole aquilana Stefania Pezzopane, che, oltre a essere persona preparata e competente, è molto amata e seguita dagli abruzzesi grazie al suo essere alla mano e disponibile a sostenere cause e progetti nelle quattro province. Dettaglio non da poco. Quello che più di tutti, però, sembra essere in pole position è il vicepresidente del CSM Giovanni Legnini, figura garantista e di spessore, da molti individuato come l’unico in grado di risollevare le sorti del Pd in Abruzzo. Poi ci sarebbe un’altra corrente, più vicina a D’Alfonso, che vorrebbe come suo successore Silvio Paolucci, attuale assessore alla sanità. Le ricandidature, va comunque detto, sono tutte da definire poiché sarebbe in atto una copiosa fuga verso le liste civiche in quanto il Pd, non godendo attualmente di buona salute, non è così scontato che riesca a garantire il numero di voti necessario per essere rieletti. In realtà, però, lo stesso partito ha un preciso regolamento interno che vieta assolutamente la candidatura alle liste civiche dei suoi membri. Sembra tutto fatto per l’approdo di Marinella Sclocco e del segretario Mario Mazzocca a LEU.
In definitiva, la scelta dell’uno o dell’altro candidato potrebbe essere regolata dalle primarie di coalizione, con il Pd che punterà a crearne una grande di centrosinistra diretta a inglobare anche “Alternativa Popolare” come già successo in Consiglio Regionale con l’ingresso dell’attuale assessore regionale alla cultura Giorgio D’Ignazio (precedentemente schierato con il centrodestra). Al netto di queste considerazioni le riserve attorno ai palpabili candidati sono tutte da sciogliere, e con esse anche la certezza che il “processo di ricostruzione” paventato da Franceschini sia effettivamente in atto. Anche in Abruzzo, si.
Federico Falcone