L’Aquila. Circa 400 persone, fra lavoratori, amministratori e sindacalisti delle 4 Province hanno protestato, ieri mattina, davanti a Palazzo dell’Emiciclo all’Aquila contro la legge di riforma nazionale che “mette a rischio livelli occupazionali e servizi ai cittadini”. Una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dal presidente D’Alfonso. “Sembrava che la riforma volesse colpire i costi della politica, ora ci rendiamo conto che nel 2017 rischiamo di rimanere senza lavoro visto che su 56 mila dipendenti ci sono 20 mila esuberi”. Così come le altre tre amministrazioni provinciali abruzzesianche la Provincia dell’Aquila era in prima linea nella manifestazione che si è svolta davanti la sede del Consiglio regionale d’Abruzzo, per scongiurare le infauste conseguenze della riforma Delrio. Presidenti, dipendenti, dirigenti, organizzazioni sindacali, RSU e rappresentanti istituzionali uniti in un’unica voce per protestare contro una legge che ha gettato in uno stato confusionale tutti indistintamente. Una delegazione di 60 persone in cerca di risposte concrete sono state ricevute dal presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, ma l’esito dell’incontro ha rimandato tutto alla prossima riunione dell’Osservatorio regionale per la riforma delle province, da convocare tra Natale e Capodanno. In effetti la Regione entro il 31 dicembre 2014 dovrebbe approvare, secondo la Delrio, la legge che vuole il ritorno delle competenze al governo regionale. Ammesso che questo sia possibile, D’Alfonso, ha spiegato a tutti che non c’è la copertura finanziaria per garantire il mantenimento del personale e dei servizi. “Noi non vogliamo metterci in contrasto con la Regione – ha dichiarato il presidente Del Corvo – anzi la sinergia tra enti, allo stato attuale, è l’unica soluzione, ma deve essere una priorità per tutti. Si deve lavorare subito e senza sosta per individuare quali deleghe le province devono ancora gestire e con quali soldi devono farlo; per assicurare che il personale non perda il posto di lavoro e soprattutto per garantire i servizi al cittadino. È paradossale, poi, in un momento in cui si chiede di mettere in mobilità i dipendenti delle province, assistere a nuove assunzioni da parte della Regione. Cosa dobbiamo pensare? Di essere presi in giro anche in questa condizione di incertezza? Il contrasto normativo che caratterizza questa vicenda porterà inevitabilmente al blocco dei servizi e il Governo non avrà scuse quando le strade, i riscaldamenti delle scuole superiori, le innumerevoli pratiche del genio civile per la ricostruzione saranno congelati, in attesa che ci facciano capire chi deve lavorare a cosa e per quanto altro tempo ancora”.