L’Aquila. La morte dell’orsa avvenuta l’altro giorno ha riaperto il dibattito sulla sicurezza di questi animali nelle zone attigue del Parco Nazionale, sempre più frequentate dai plantigradi negli ultimi tempi. Più volte le cronache recenti ci raccontano di esemplari avvistati in zone anche molto distanti dal nucleo del Pnalm, come ad esempio Sante Marie. Alcuni sostengono che questo espandersi dell’orso sia un bene e che pertanto vadano allargati i confini del Parco Nazionale, eppure dati alla mano non sempre un’estensione delle zone protette si traduce in un incremento demografico degli orsi.
Il Parco Nazionale D’Abruzzo Lazio e Molise è uno dei più antichi esistenti: l’istituzione ufficiale è del 1921, ma la prima proposta risaliva già al 1907. Il primo nucleo di Parco copriva circa 500 ettari e comprendeva già la Camosciara. Nel 1922 ci fu un’espansione che raggiunse i 12.000 ettari, poi un’altra nel 1926 che portò la superficie a 30.000 ettari. L’estensione rimase tale fino al 1970, anno in cui venne istituita la zona di protezione esterna, dove dal 1989 venne chiusa definitivamente la caccia. Nel 1976 altri 10.000 ettari vennero annessi al Pnalm, con l’acquisizione dei monti Marsicano, Palombo e Godi. Nel 1990 vennero annessi i monti delle Mainarde, con altri 4.000 ettari di territorio. Infine nel 1999 venne aggiunto l’ultimo tassello, il territorio di Ortona, con altri 4.200 ettari. In definitiva oggi il Pnalm occupa un territorio di 50.500 ettari, ma con l’area attigua arriva a 77.500 ettari.
Nel 1969, anno in cui Franco Tassi divenne direttore del parco nazionale, sopravvivevano circa una sessantina di orsi marsicani.Nel 2015, secondo le stime fornite dall’ente autonomo parco nazionale d’Abruzzo, ve ne sono rimasti circa una cinquantina. A parte una piccola parentesi del 2001, in cui secondo stime di massima si era arrivati a quasi cento esemplari, in definitiva la popolazione ursina non ha registrato crescite, ma anzi è persino diminuita, nonostante gli sforzi sia finanziari che umani compiuti negli ultimi decenni. Tutto ciò nonostante il territorio del parco nello stesso periodo sia più che raddoppiato, se si conta anche l’area attigua, e nonostante sia stata vietata la caccia in tutta la zona di protezione esterna. Va detto anche che l’Abruzzo, già oggi, è una delle regioni europee con la più alta percentuale di territorio protetto, tanto che sembrerebbe essere ben oltre quel famoso tetto del 30% stabilito dalla legge 157 dell’11 febbraio 1992, che regolamenta le zone di protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio.
E allora perché il numero degli orsi anziché aumentare diminuisce? Secondo gli esperti le minacce più gravi per questa specie, ormai ad alto rischio di estinzione, sembrerebbero essere due: le malattie, spesso contratte da altri animali che frequentano gli stessi territori dell’orso marsicano, e il bracconaggio. Eppure sempre più persone, dopo i recenti fatti di cronaca, puntano il dito verso l’incuria e la negligenza dell’uomo. Solo l’anno scorso, ad esempio, ben tre orsi hanno perso la vita annegati all’interno di una vasca di raccolta delle acque, tra Balsorano e Villavallelonga. Quella vasca però doveva essere messa in sicurezza già da tempo, visto che nel 2010 aveva già portato alla morte di altri due orsi. L’Enpa, per far luce sulle responsabilità, presentò persino un esposto alla procura di Avezzano. Sotto accusa inizialmente era finito il Pnalm, che però a sua discolpa sostenne che recentemente aveva chiesto ai proprietari della vasca la messa in sicurezza. In attesa che chi di dovere faccia luce sulle responsabilità resta tutt’altro che consolatorio sapere che in quella vasca, che doveva essere chiusa da tempo, in meno di dieci anni sono morti il 10% degli orsi marsicani rimasti sulla terra.
Tra qualche mese dovrebbero essere rilasciati i dati ufficiali 2019/2020 sulla popolazione dell’orso marsicano all’interno del Parco Nazionale. Da alcune indiscrezioni sembrerebbe che le notizie sulle cucciolate di quest’anno siano positive. Se così fosse il nuovo anno si aprirebbe con un’ottima notizia, soprattutto per Giovanni Cannata, che a ottobre 2019 è stato designato nuovo presidente del Pnalm e che per i prossimi cinque anni avrà di sicuro un bel da fare per far tornare positiva la pericolosa tendenza demografica che mette seriamente a rischio la sopravvivenza dell’orso marsicano.