L’Aquila. 14, 17, 22… Potrebbero sembrare numeri a caso ma chi va su due ruote spingendo sui pedali di certo riesce a coglierne il nesso.
Il 14 febbraio 2004 ci ha lasciato per sempre “Il pirata”: Marco Pantani fu trovato privo di vita in una stanza d’albergo a Rimin. Uno dei più grandi interpreti italiani del Ciclismo, quello con la “C” maiuscola.
17 anni senza le sue gesta da Pirata, a volte scatti incomprensibili ai più ma che lasciavano sempre il segno come un rasoio, ferendo l’orgoglio di chi pensava di essere un gradino sopra di lui.
Come Alex Zūlle che era certo quell’anno di avere la “rosa” in pugno, tuttavia le gare si vincono solo dopo aver superato la linea del traguardo e a Selva di Val Gardena il fuoriclasse Svizzero non poté che chinare la testa a Pantani. Il Russo Pavel Tonkov lo imparò a Monte Campione, era il 4 giugno 1998.
22 anni son passati invece dal 22 maggio 1999 quando “Il pirata” firmò un’impresa che rimarrà per sempre nella storia del Ciclismo… “Brividi d’emozione” scrisse Roberto Capezzali, aquilano e cronista sportivo di Repubblica, di quel freddissimo giorno di primavera quando sul traguardo di Campo Imperatore Marco Pantani passò per primo con le braccia alzate tra due ali di appassionati e due mura di neve.
Luigi Tassi, fotografo naturalista e guida escursionistica, profondo conoscitore dei monti d’Abruzzo e appassionato del Gran Sasso, ricorda così il ciclista scomparso.
Tre numeri ma… Mille emozioni.